Il Judo è un' invenzione del Prof. Jigoro Kano concepita con lo scopo di guidare l’uomo verso una sana convivenza civile ed equilibrata, basata sull’amicizia e la reciproca prosperità, ottenute mediante il miglior impiego delle proprie energie fisiche e mentali, per noi stessi e la società. Tecnicamente può essere definito come un metodo di educazione fisica e mentale basato su una disciplina di combattimento, d'attacco e difesa, a mani nude.
A chi lo pratica seriamente, trasmette un'esperienza reale di combattimento all'interno ed all'esterno di se stessi, che costituisce un importante bagaglio culturale e formativo in tutte le fasi della vita dell’uomo: da bambino, da ragazzo, da adulto ed in vecchiaia. Il principio stesso di questo tipo di combattimento è "l'adattabilità": cedere o resistere alla forza avversa, sfruttandola sempre a proprio vantaggio, squilibrandola, controllandola e vincendola con il minimo sforzo.
Quando si parla di combattimento nasce spontanea l'obiezione su come si possa giungere a un mondo d'armonia insegnando a combattere e a vincere? La giusta risposta a tale quesito la ritroviamo nelle parole dello stesso Prof. Kano che così diceva ai suoi allievi:

"solo dopo aver tanto combattuto, così da arrivare al di là della nozione di vittoria e di sconfitta, si aprono le porte di una visione d'amore nella vita. Il combattimento di Judo è come una vaccinazione contro la violenza: la si affronta a piccole dosi, la si vince dentro se stessi e infine si acquista la capacità (o la saggezza) di riflettere nelle diverse situazioni della vita".

Non a caso i praticanti di Judo rappresentano nella popolazione una massa non violenta.

tecnica Judo
Il Go-kyo (i Cinque Principi o Cinque Gruppi) è il metodo di insegnamento del judo che classifica 67 tecniche di cui 40 classiche più 27 aggiunte in seguito.

Dopo il 1982 furono aggiunte alle 40 tecniche basilari delle tecniche addizionali. In Italia, il go kyo viene insegnato come base delle conoscenze judoistiche, infatti i gradi inferiori alla cintura nera sono rilasciati in seguito ad un passaggio di cintura organizzati dal club, dove si esegue uno dei 5 raggruppamenti di tecniche in base alle proprie conoscenze.

Il Go-kyo classifica 40 tecniche in 5 classi di 8 tecniche in base alla difficoltà di esecuzione del movimento e alla violenza della caduta. Jigoro Kano selezionò dal Jujitsu, quelle tecniche che meglio rispondevano a criteri educativi e che non presentavano pericoli per i praticanti. L'attuale formulazione è questa:

Dai Ikkyo

(Primo gruppo, cintura gialla)

  1. De Ashi Barai
  2. Hiza Guruma(膝車)
  3. Sasae Tsurikomi Ashi
  4. Uki Goshi
  5. Ō Soto Gari
  6. Ō Goshi
  7. Ouchi Gari
  8. Seoi Nage

Dai Nikyo

(secondo gruppo, cintura arancione)

  1. Kosoto Gari
  2. Kouchi Gari
  3. Koshi Guruma
  4. Tsurikomi Goshi
  5. Okuriashi Harai
  6. Tai Otoshi(体落)
  7. Harai Goshi
  8. Uchi Mata (内股)

Dai Sankyo

(Terzo gruppo, cintura verde)

  1. Kosoto Gake
  2. Tsuri Goshi
  3. Yoko Otoshi
  4. Ashi Guruma(足車)
  5. Hane Goshi
  6. Harai Tsurikomi Ashi
  7. Tomoe Nage
  8. Kata Guruma

Dai Yonkyo

(Quarto gruppo, cintura blu)

  1. Sumi Gaeshi
  2. Tani Otoshi
  3. Hane Makikomi
  4. Sukui Nage
  5. Utsuri Goshi
  6. Ō Guruma
  7. Soto Makikomi
  8. Uki Otoshi

Dai Gokyo

(Quinto gruppo, cintura marrone)

  1. Ō Soto Guruma
  2. Uki Waza
  3. Yoko Wakare
  4. Yoko Guruma
  5. Ushiro Goshi
  6. Ura Nage
  7. Sumi Otoshi(隅落)
  8. Yoko Gake

Habukareta Waza o Dai Rokukyo

(Tecniche addizionali aggiunte dopo il 1982 )

  1. Obi Otoshi
  2. Seoi Otoshi
  3. Yama Arashi
  4. Osoto Otoshi
  5. Daki Wakare
  6. Hikikomi Gaeshi
  7. Tawara Gaeshi
  8. Uchi Makikomi

Shinmeisho No Waza

(Tecniche accettate recentemente)

  1. Morote Gari
  2. Kuchiki Taoshi
  3. Kibisu Gaeshi
  4. Uchi Mata Sukashi
  5. Daki Age
  6. Tsubame Gaeshi
  7. Kouchi Gaeshi
  8. Ouchi Gaeshi
  9. Osoto Gaeshi
  10. Harai Goshi Gaeshi
  11. Uchi Mata Gaeshi
  12. Hane Goshi Gaeshi
  13. Kani Basami
  14. Osoto Makikomi
  15. Kawazu Gake
  16. Harai Makikomi
  17. Uchi Mata Makikomi
  18. Sode Tsurikomi Goshi
  19. Ippon Seoinage

La storia del Judo è inseparabile da quella del suo fondatore, Jigoro Kano. Nato in una famiglia benestante, ebbe modo di praticare vari stili di jujistu durante gli studi superiori e universitari. Ciò gli permise di diventare a 21 anni maestro benemerito (Shihan) nella scuola Tenjin Shin'yō-ryū (specializzata in Katame waza, ossia lotta corpo a corpo, strangolamenti, leve articolari) e diventando informalmente (per riconoscimento del proprio istruttore) maestro di Kitō-ryū, scuola specializzata in Nage waza (tecniche di atterramento al suolo) famosa per praticare loyoroi gumi uchi (combattimento con l'armatura), una sorta di randori (pratica libera) con tecniche di proiezione, a differenza delle altre scuole che praticavano principalmente i kata (forme preordinate).

I suoi studi gli consentirono nel 1882 di aprire la propria palestra nel tempio buddhista Eishōji a Kamakura, dove cominciò ad insegnare il suo stile. Secondo la norma dell'epoca, un maestro in almeno due stili come lui poteva fondarne uno nuovo. Kano riprese allora il termine che Terada Kan'emon, il quinto caposcuola del Kitō-ryū, aveva coniato quando aveva creato il proprio stile, il Jikishin-ryū: "jūdō".

Lo stile venne conosciuto anche come Kano Jū-Jitsu o Kano Jū-Dō, poi come Kodokan Jū-Dō o semplicemente Jū-Dō o Jūdō. Nel primo periodo, venne anche chiamato semplicemente Jū-Jitsu.

Jigoro Kano nel 1883 era professore universitario di Inglese ed economia, dotato di notevoli capacità pedagogiche, intuì l'importanza che potevano avere lo sviluppo fisico e la capacità nel combattimento se venivano usate proficuamente per lo sviluppo intellettuale dei giovani.

Per prima cosa eliminò tutte le azioni di attacco armato e non che potevano portare al ferimento a volte anche grave degli allievi: queste tecniche furono ordinate solo nei kata, in modo che si potesse praticarle senza pericoli. Poi studiò e approfondì il nage waza appreso alla scuola Kito, formando così un sistema di combattimento efficace e gratificante. Ma la vera evoluzione rispetto al jujitsu si ebbe con la formulazione dei principi fondamentali che regolavano la nuova disciplina: Seiryoku zen'yō (il miglior impiego dell'energia fisica e mentale) e Jita kyo'ei (tutti insieme per crescere e progredire).

Le otto qualità essenziali sulle quali si poggia il codice morale del fondatore, alle quali ogni judoista (jūdōka) dovrebbe mirare durante la pratica e la vita di tutti i giorni sono:

  • L'educazione

  • Il coraggio

  • La sincerità

  • L'onore

  • La modestia

  • Il rispetto

  • Il controllo di sé

  • L'amicizia

Per ottenere ciò, nell'ottica educativa della disciplina, è necessario impiegare proficuamente le proprie risorse, il proprio tempo, il lavoro, lo studio, le amicizie, allo scopo di migliorarsi continuamente nella propria vita e nelle relazioni con gli altri, conformando cioè la propria vita al compimento del principio del "miglior impiego dell'energia". Si stabilì cosi l'alto valore educativo della disciplina del judo, unita alla sua efficacia nel caso venisse impiegato per difendersi dalle aggressioni.

Il judo mira a compiere la sintesi tra le due tipiche espressioni della cultura giapponese antica e cioè Bun-bu, la penna e la spada, la virtù civile e la virtù guerriera: ciò si attua attraverso la pratica delle tre discipline racchiuse nel judo, chiamate rentai (cultura fisica), shobu (arti guerriere), sushin (coltivazione intellettuale).

Il judo conobbe una straordinaria diffusione in Giappone, tanto che non esisteva una sola città che non avesse almeno un dojo. Parallelamente si diffuse nel resto del mondo grazie a coloro che avevano modo di entrare in contatto col Giappone; furono principalmente commercianti e militari che lo appresero, importandolo poi nel loro paese d'origine. Non meno importante fu la venuta in Europa intorno al 1915 di importanti maestri giapponesi, allievi diretti di Jigoro Kano, che diedero ulteriore impulso allo sviluppo del judo, tra cui Gunji Koizumi in Inghilterra nel 1920 e Mikonosuke Kawaishi in Francia.

Jigoro Kano morì nel 1938, in un periodo in cui il Giappone, mosso da una nuova spinta imperialista, si stava avviando verso la seconda guerra mondiale. Dopo la disfatta, la nazione venne posta sotto il controllo degli USA per dieci anni e il judo fu sottoposto ad una pesante censura poiché catalogato tra gli aspetti pericolosi della cultura giapponese che spesso esaltava la guerra. Fu perciò proibita la pratica della disciplina ed i numerosi libri e filmati sull'argomento vennero in gran parte distrutti. Il judo venne poi "riabilitato" grazie al CIO (comitato olimpico internazionale) di cui Jigoro Kano fece parte quale delegato per il Giappone, e ridotto a semplice disciplina di lotta sportiva ma i suoi valori più profondi sono ancora presenti e facilmente avvertibili dai partecipanti.

Con arte marziale si intende un insieme di pratiche fisiche, mentali e spirituali legate all'aspetto non solo pratico ma anche artistico del combattimento.
Originariamente utilizzate per aumentare le possibilità di vittoria del guerriero in battaglia, oggi sono una forma di percorso di miglioramento individuale e di attività fisica completa oltre che difesa personale.

Il termine è entrato nell'uso comune agli inizi degli anni sessanta quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali e talvolta viene associata solo a queste ed in particolare alle arti marziali cinesi, giapponesi e coreane.
In realtà già dal 1500 i sistemi di combattimento in Europa venivano definiti in questo modo, un manuale inglese di scherma del 1639 in particolare lo utilizzava riferendosi specificatamente alla "scienza e arte" del duello di spade, facendolo derivare dal latino poiché "arte marziale" significa letteralmente "arte di Marte", il dio romano della guerra.

Oggi, le arti marziali vengono studiate per varie ragioni:
ottenere abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica e forma di ginnastica, autocontrollo, meditazione, responsabilizzazione sull'uso della forza, acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti.
A questo scopo in Giappone e in Cina, si pratica il taiso un particolare tipo di allenamento associato alla preparazione atletica di chi pratica arti marziali.
Alcune arti marziali sono considerate "tradizionali" e sono legate ad uno sfondo etnico, religioso o culturale, mentre altre sono moderni sistemi sviluppati o da un fondatore o da un'associazione.

Varianti e scopi

Esiste una grande varietà di arti marziali sviluppatesi in luoghi e periodi molto diversi tra loro.
In generale, esse condividono un obiettivo comune:
sconfiggere fisicamente una persona, o difendersi da un'aggressione fisica.
In molte arti marziali, l'apprendimento va al di là dell'abilità di combattimento, includendo l'accrescimento delle capacità fisiche, mentali e spirituali.

Le arti marziali possono essere suddivise sulla base di vari criteri, fra i quali:

arti tradizionali o storiche (e stili contemporanei di lotta popolare) rispetto a moderni sistemi ibridi o sistemi di difesa personale militari o paramilitari

Origine regionale, soprattutto Arti Marziali Orientali rispetto ad Arti Marziali Occidentali

Tecniche insegnate: combattimento armato o a mano nuda, e all'interno di questi per tipo di arma (scherma, bastone ecc.) o tipo di combattimento (lotta o percussioni); combattimento in piedi o combattimento al suolo)

Per applicazione o intento: autodifesa, sport da combattimento, coreografia o dimostrazione di forma, ginnastica, meditazione ecc.

Una caratteristica comune delle arti marziali è la codifica di tecniche di combattimento.
Un metodo tradizionale di insegnamento, soprattutto nelle arti marziali dell'Asia orientale, è la "forma" (in cinese: lu 路, in giapponese: kata 型).
Quest'ultima è una sequenza di tecniche prestabilite da eseguire contro uno o più avversari immaginari; in alcune discipline sono presenti forme in cui due o più praticanti si affrontano.

In generale, nei vari sistemi di combattimento si utilizzano una o più delle seguenti tecniche: tecniche di mano (pugni, mano aperta, gomiti), tecniche di gamba (calci, ginocchia), prese, proiezioni, leve articolari, pressione su punti vitali, armi.

Per focalizzazione tecnica

Disarmato
Le arti marziali a mano nuda possono essere in larga mano raggruppate in quelle che si focalizzano sull'uso di colpi e quelle lottatorie, oltre che quelle che coprono entrambi i campi (spesso all'interno del contesto delle arti marziali ibride).

Percussioni
Pugno: Pugilato, Wing Chun
Calcio: Capoeira, Taekwondo, vari stili di Kung Fu,
Altri tipi di colpo: Kaisendo, Karate, Muay Thai, Sanshou, Wushu, Krav Maga

Lotta
Proiezione: Aikido, Glima, Hapkido, Judo, Sambo, Kaisendo
Sottomissione: Aikido, Jujitsu, Kaisendo, Hapkido, Brazilian Jiu-Jitsu, Army Combatives
Immobilizzazione: Judo, Wrestling, Sambo, Brazilian Jiu-Jitsu

Armato
Le arti marziali tradizionali che allenano il combattimento armato spesso includono un largo spettro di armi bianche, fra cui spade e armi.
Queste tradizioni si ritrovano soprattutto in arti come eskrima, silat, Kalarippayattu, kobudo e scherma tradizionale, specialmente quelle del rinascimento italiano e del rinascimento tedesco.
Varie forme di arti marziali cinesi includono armi come parte del loro curriculum.

A volte, allenarsi con un'arma specifica può essere considerato uno stile di arti marziali di suo.
Questo accade soprattutto nelle arti marziali giapponesi con discipline come il kenjutsu (spada), il bojutsu (bastone) o il kyudo (arco).
Similarmente, le arti marziali occidentali e gli sport da combattimento includono le discipline della scherma moderna e sistemi di combattimento col bastone come la canne de combat o il singlestick, nonché il tiro con l'arco.

Per applicazione o intento

Nelle arti marziali occidentali, l'obiettivo principale è sempre la sconfitta di un avversario, soprattutto il suo annientamento per sopravvivere in un contesto di difesa personale o in uno scontro armato in un campo di battaglia, ma anche la semplice dimostrazione di superiorità tramite un duello, all'arma bianca (scherma tradizionale) o a mani nude ("noble art of self defense").
Con lo sviluppo delle armi da fuoco e la regolamentazione di leggi sui diritti civili che limitavano o condizionavano certe pratiche, le arte marziali in occidente si sono gradualmente trasformate in particolari sport da combattimento (come la scherma sportiva, la lotta olimpica o il pugilato) oppure sono riemerse con la connotazione dei cosiddetti "metodi" o "sistemi" difesa personale (come Kaisendo, CQB, krav maga, combatives, kepap o sambo) per far fronte a esigenze di autodifesa in un contesto urbano o a esigenze di streetfighting.

Le arti marziali orientali in genere considerano il confronto fisico giustificabile solo come mezzo di difesa.
Molte di loro per contrappeso possono risultare connesse anche con la religione e la spiritualità.
Numerosi sistemi sono stati fondati o diffusi o praticati da vari tipi di monaco, per esempio. Per esempio, il gatka è un'arte marziale armata creata dai sikh della regione del Punjab, mentre la casta dei Kshatriya hanno un'altra loro corrispettiva arte marziale chiamata Shastar vidya.
Gli stili giapponesi, quando si preoccupano delle qualità non fisiche del combattimento, vengono influenzate fortemente dalla filosofia zen. Concetti come "mente vuota" o "mente del principiante" sono ricorrenti.
L'Aikido, per esempio, può avere una forte connotazione filosofica sul flusso dell'energia e sullo scaturire della pace, come idealizzato dal suo fondatore Morihei Ueshiba.

Le arti marziali coreane pongono enfasi sullo sviluppo filosofico e spirituale del praticante. Un tema ricorrente in molti stili coreani, come il taekkyeon e il taekwondo, è il valore della "pace interiore" in un praticante, raggiungibile solo tramite la meditazione individuale e l'allenamento.
La disciplina russa del Systema mostra tecniche di respirazione e rilassamento, come elementi del pensiero della chiesa ortodossa russa, per raggiungere la consapevolezza di sé e la calma interiore, oltre che per rendere beneficio al praticante secondo vari livelli: fisico, psicologico e spirituale.
Molte arti marziali, soprattutto asiatiche, includono nel loro insegnamento anche pratiche di medicina tradizionale. Questo è prevalente soprattutto nelle arti marziali indiane tradizionali che possono insegnare varie forme di medicina indiana tradizionale.

Le arti marziali tradizionali cinesi insegnano alcuni aspetti della medicina tradizionale cinese come il qigong, l'agopuntura, e l'agopressione.

Alcune arti marziali in varie culture possono essere praticate in una forma simile alla danza per varie ragioni, come per evocare la ferocità in preparazione della battaglia o come dimostrazione di abilità in una maniera stilizzata (quest'ultimo motivo fa sì anche che varie arti marziali si concentrino sull'esecuzione di forme o su coreografie).
Alcune discipline incorporano musica, soprattutto percussioni ritmiche.